Kindergarten

Scuola d’infanzia a St.Georgen
Concorso

Tra realtà e narrazione
Raccogliendo le immagini delle città dei nostri monti, si comprende come la nuova Scuola St. Georgen sorga esattamente ai limiti dell’abitato compresso tra il fiume e le prime alture, lì dove il costruito lascia posto al paesaggio alpino. Qui il nuovo edificio ha la chance di divenire strumento ulteriore di relazione tra città, paesaggio e natura, mediando con la propria sagoma e immagine un contesto ampiamente già determinato da edifici di immagine e funzioni eterogenee.
Il progetto, attraverso semplici giaciture e i propri materiali, cerca soluzione alle esigenze ambientali richieste ai fini di un fine climatico dell’architettura stessa. Il principio di realtà, già adottato in altri casi, è quello innanzitutto della passività: un edificio che consuma poco per mantenere il proprio benessere interno chiede altrettanto poca produzione di energia. Questo argomento, centrale fino a pochi anni fa, appare altresì oggi messo in ombra dalla narrazione a supporto dell’esponenziale crescita del mercato dei prodotti dedicati alla produzione di energia. Ovviamente verrebbe da dire, del resto un edificio ben fatto che consumi poco a chi potrebbe davvero servire?
Innanzitutto, si ripropone il sistema della corte, come principio di gestione della composizione secondo uno schema di distribuzione lineare e questa volta privo di blocchi parassitali di secondo ordine. All’interno di essa il playground protetto dove i bambini posso essere introdotti in totale sicurezza e condurre le proprie esperienze di gioco a copro libero e di interazione sociale. L’edifico in senso planimetrico, si adegua nella sua distorsione alle condizioni contestuali dell’abitato e delle infrastrutture stradali.
Nella manica così costituita attorno a questa corte, le funzioni si volgono su due piani secondo un principio di separazione tra parti funzionali. La grande parete traslucida in materiale plastico, strumento di gestione dell’ecosistema interno, si apre verso il paesaggio e l’abitato dialogando con essi attraverso eventi di luce e di colore. Così gli spazi, areati grazie alla presenza di ampie aperture godono di un doppio affaccio verso la luce e verso l’ombra, in modo da mediare naturalmente la condizione di benessere interno all’edificio.
La sezione a doppia altezza in prossimità della facciata traslucida verso sud garantisce l’equilibrio dei flussi d’aria anche in senso verticale oltre ad aumentare al massa termica complessiva.
I materiali pensati per la costruzione, già sperimentati, sono di semplice e rapida esecuzione, facile mantenimento e in grado di garantire flessibilità degli spazi interni. Involucro (guscio) esterno in calcestruzzo armato contraddistinto da durabilità e sicurezza (la durabilità interessa ancora a qualcuno?), all’interno partizioni leggere in realizzate a secco con stratigrafie in grado di garantire la qualità acustica e la possibilità di successive variazioni in base all’evolvere delle necessità.
Architettura
Michelangelo Pivetta
Marcello Verdolin
con
Giulia Miniaci
Edoardo Fanteria
Lapo Fuochi
Fabio Gnassi
Vincenzo Moschetti
Anno
2016