Gerico

Riqualificazione del complesso di En-Nabi Musa a Gerico

Nel Barryeh
A metà strada tra Gerusalemme e Gerico, in uno dei luoghi abitati più antichi del pianeta, sorge tra le colline un edificio antico come la sabbia che lo circonda. En-Nabi Musa, la tomba del profeta Mosè per i musulmani, è un antico khan sorto su di una oasi naturale presente da tempi immemori. Oggi luogo di culto e turismo, attraverso un progetto di ristrutturazione e ri-uso complessivo, vuole ambire ad una dignità nuova e a nuove funzioni maggiormente interconnesse con il difficile territorio che lo circonda. Il progetto finanziato da UE e gestito da ONU-UNDP si inserisce in un più ampio quadro di interventi nella West-Bank di recupero di antichi siti e del loro ruolo sociale all’interno del popolo palestinese. Ogni monumento conserva in sé la memoria e la testimonianza del passato di una cultura che garantisce il valore futuro di ogni attività umana. Maquam En-Nabi Musa contiene tutto in sé: storia, religione, architettura e arte che si sovrappongono in un unico complesso architettonico che determina il valore culturale intrinseco dell’edificio. La storia drammatica del monumento, come molti altri in molte altre parti del mondo, è testimone del valore antropologico che l’architettura può dare a luoghi altrimenti destinati all’oblio. Il progetto di riabilitazione e riqualificazione segue la logica della ridefinizione della posizone del manufatto all’interno della contemporaneità, rinvigorendo tutto ciò che è ora e rendendolo in grado di affrontare le nuove necessità collettiv. Maqam En-Nabi Musa è un edificio intricato, organizzato intorno ad un antico santuario e situato nella parte inferiore di una depressione naturale dove, già prima degli esseri umani, l’acqua trasportata dalle colline circostanti creò una piccola oasi verde nel mezzo del deserto roccioso a sud di Gerusalemme. Chi vive nel deserto sa molto bene quanto sia importante l’acqua. Al centro un grande cortile con una masjid che contiene la “tomba di Mosè”. Le pareti in pietra mostrano un aspetto solido, quasi come una fortezza, una delle funzioni probabili del complesso della storia, ma si adatta allo stesso tempo come luogo di preghiera e di meditazione, oltre ad essere anche strumento per ammirare il paesaggio circostante come l’interessante interazione tra Nabi Musa e altre due piccole Maquam (Maquam Hasan er-Ra’i e Maquam es-Sitt Aisha) che la circondano a diverse distanze, creando una triangolazione di punti di vista. L’edificio, ben mantenuto dalla amministrazione palestinese, necessita di una profonda riorganizzazione e implementazione di servizi per ospiti, utenti e visitatori, sia religiosi che laici. Non solo, la sovrapposizione di questi diversi tipi di utilizzo attualmente può generare interconnessioni sgradevoli e disordinate che hanno dovuto essere risolte. Gli obbiettivi sono raggiunti attraverso alcune azioni chiare e capaci di salvare l’immagine originale del complesso, poche nuove addizioni, pensate perlopiù come oggetti effimeri e semplicemente posati ma in grado di assolvere ai nuovi scopi.
Architettura
Michelangelo Pivetta
Giacomo Razzolini
Davide Lucia
con
JDC – Jerusalem Design Center
Hani Abu Diab
Murad Abu Diab
Firaz Abu Diab
Omar Abu Shanti
Documentazione e restauro
Stefano Bertocci
Sandro Parrinello
Giovanni Minutoli
Strutture impianti
UNDP – United Nations Development Program
Anno
2015