Casa Felice

Abitare la collina

Interrogativi e risposte
L’occasione di una casa in campagna, in un contesto agreste fortemente antropizzato nella sua attuale forma diviene il caso su cui porre tutti gli interrogativi sul rapporto tra architettura e le sue regole/tipi. Una casa è solo una casa o può essere aula, barchessa, magazzino o monumento a sé stessa e ai suoi abitanti?
Nella parte più alta Valpolicella a ovest del territorio veronese, questo progetto si configura attraverso l’esperienza diretta della vita nei luoghi e nelle costruzioni del suo territorio. La campagna è ambiente costruito e qui se ne percepisce il significato; le coltivazioni e gli uomini che le hanno accudite hanno lottato nel tempo contro i pendii delle colline inducendo a straordinarie architetture territoriali marcate dal sovrapporsi articolato dei muri a secco: le marogne. Come reperti archeologici questi muri affiorano ossessivamente dal terreno a ricordarci eroici l’uso antico della terra e misurando costantemente i declivi che essi intagliano.
Proprio in questi muri il progetto trova luogo, in un atto di sovrapposizione tra nuovo ed antico, strategia del contemporaneo. La lama ripiegata è copertura e struttura principale, forma allo stesso modo basamento, facciata e portico, in un unico oggetto che si disvela per intero solo in sezione a ricordare ancora l’importanza di questa parte del linguaggio.
Sotto la lama piegata, l’edificio di compie nel susseguirsi delle proprie funzioni connesse in un rapporto di scala e forma, architetture dentro l’architettura, parassiti, secondo un programma di configurazione spaziale di tipo sequenziale di pieni e vuoti di dardiana memoria. I corpi stereotomici si sfiorano in alcuni punti col fine di dare spazio a condotti ottici che inquadrano precisi luoghi del paesaggio: la sommità boscosa di una collina, la torre di un’antica chiesa, il pattern dei vigneti.
Gli spazi interni sono cadenzati da una ritmicità disattesa, la volumetria, dell’ambiente principale si contrappone alle dimensioni precise dei singoli vani, sottendendo, volta per volta, alle diversità delle funzioni.
Infondo può trattarsi di un’aula o di una grande nuova barchessa, a questo punto il tipo è indifferente, importante è che all’interno di essa tutto possa trovare luogo.
Il colore naturale della calce enuncia senza pudore quella vocazione mediterranea che, nonostante la latitudine, il Lago di Garda diffonde nell’immaginario del luogo e nei suoi paesaggi.
I portici delle case rurali della Valpolicella e la loro attitudine alla soluzione del dialogo tra interno ed esterno vengono ripresi come necessario riferimento e riproposti con intento rinnovatore. Il grande sbalzo posto a sud-est, oltre a creare quella nota zona di luce promiscua tra dentro e fuori, amplia la superficie dell’abitazione su di un podio rivolto verso le fronde dei vicini olivi e, più in là, verso i vigneti della vallata sottostante.
Architettura
Michelangelo Pivetta
Strutture
Ingegneria Pivetta srl
Impianti
Donato De Pizzol
Anno
2003